Strategie didattiche per trasformare gli studenti in esperti

chef esperto

Esperti non si nasce, si diventa

Esperti non si nasce, si diventa

 

Il ruolo dell’insegnante nel guidare gli studenti verso l’eccellenza

Mi piace cucinare. A casa sono io che faccio la spesa e che decido che cosa mettere in tavola. In un’altra vita avrei fatto il cuoco, forse lo chef.

C’è differenza tra queste due professioni

Il cuoco  esegue ricette concepite da altri in modo preciso e attento. Magari inserisce qua e là qualche variazione, un po’ di cardamomo al posto del limone, una spezia particolare che altera di poco il sapore del piatto.

 Il cuoco esegue una serie di operazioni  in una sequenza prestabilita.

 Lo chef è un’altra cosa.

Lo chef ha eseguito migliaia di ricette. Conosce tutti i mercati rionali.

Si confida  con i produttori di materie prime che gli svelano tutti i segreti dell’ingrediente.

 Ha provato e riprovato a mescolare questi ingredienti ossessionato dalla creazione di un piatto nuovo. Unico.

Desidera dar forma a un’idea.

Brucia, scotta, troppo sale, più limone.

Gli errori sono preziosi come diamanti perché lo avvicinano sempre di più alla creazione del suo piatto nuovo, unico, inimitabile.

 Questa è la differenza che c’è tra un cuoco e uno chef.

Lo chef è stato un cuoco, ha interiorizzato tutte le ricette che ha eseguito, ha classificato tutti gli ingredienti in categorie precise. 

Conosce tutti gli attrezzi da cucina e le procedure organizzative per far funzionare la brigata alla perfezione.

 Prima era un cuoco, e ancora prima un aiuto cuoco, e ancora prima un studente della scuola alberghiera e ancora prima un figlio, una figlia o un nipote che seguiva con occhi attenti tutto quello che accadeva in cucina.

 Non è nato chef.

 E’ diventato chef.

Esperti e principianti

Il tema di oggi è la differenza tra principianti ed esperti. La differenza tra studenti dell’alberghiero e grandi chef, la differenza tra uno studente e un insegnante. 

 La convinzione comune è che la differenza consiste nella quantità di informazioni possedute. L’insegnante conosce più cose degli studenti.

Ma la ricerca di cui ti voglio parlare afferma che la differenza tra docente e studente è sia di tipo quantitativo che di tipo qualitativo.

Insegnanti e studenti ragionano in modo diverso,  affrontano i problemi in modo diverso e  osservano il mondo con occhi diversi.

Hanno schemi mentali diversi.

La ricerca

La ricerca a cui mi riferisco è quella di  Chi, M. T. H., Glaser, A., and Rees, E. (1982). Expertise in problem solving. In R. J. Sternberg (Ed.)

I ricercatori hanno analizzato i processi  di risoluzione dei problemi di fisica confrontando l’approccio degli studenti al primo anno di università e dei laureati.

L’approccio al problema usato dagli  esperti è molto diverso da quello usato dai principianti. 

Modi diversi di affrontare un problema

Quando i principianti si affacciano a un problema si soffermano sulle richieste, sui dati mancanti e sul modo per ricavarli.

 E’ un tipo di approccio lineare che procede per step. Se un passaggio è sbagliato il principiante ricomincia da capo provando una diversa sequenza di risoluzione. 

E’ un processo lento e faticoso.

Gli esperti invece cercano di classificare il tipo di problema, la situazione che si presenta e quali leggi fisiche sono coinvolte.

E’ una rappresentazione diversa, che non si basa sul singolo problema ma che colloca la situazione in una categoria superiore.

Gli esperti classificano i problemi per categorie di appartenenza.

In questo modo  gli esperti riconoscono la situazione, le leggi coinvolte e i dati necessari alla soluzione.

I principianti cercano di applicare un sequenza di operazioni per risolvere un problema, gli esperti classificano il problema e individuano lo schema risolutivo.

E’ la stessa differenza di approccio tra cuochi e chef.

La mistery box

Quando un concorrente di Masterchef guarda una mystery box, vede un sacco di problemi da risolvere.

Quando uno chef  guarda la mystery box vede un sacco di possibilità!

E’ un approccio diverso che dipende dalla qualità degli schemi mentali di principianti e esperti.

Gli schemi dei principianti sono semplici e lineari, quelli degli esperti più complessi e articolati.

 Questa ricerca fornisce indicazioni chiare sulle strategie di insegnamento da adottare in classe.

Cosa fare in classe

Gli studenti non sono tutti uguali e soprattutto non ragionano come noi che siamo esperti della materia.

Il primo compito di un insegnante consiste nell’osservare e individuare il livello di conoscenza dei suoi studenti.

Capire come ragionano, come funzionano i loro schemi mentali, come affrontano i problemi.

E’ importante capire che rapporto hanno con lo studio e l’esercizio a casa.

Studiano a casa?

Sono da soli?

Possono contare su un sostegno?

Queste domande aiutano l’insegnante a progettare una strategia di insegnamento adeguata al contesto della classe.

Ci permettono di modulare il nostro insegnamento sulla base delle caratteristiche degli studenti.

Guardare la lezione con i loro occhi.

L’insegnante efficace

Non è tanto importante aver già spiegato un argomento.

L’importante è chiedersi se quell’argomento è stato compreso da TUTTI gli studenti.

Questa è la domanda che deve stimolare e tormentare l’insegnante.

E’ importante procedere a ritmi graduali, accompagnare gli studenti all’autonomia.

Le evidenze dimostrano che l’istruzione diretta è un approccio all’insegnamento efficace perché tiene conto della qualità degli schemi mentali degli studenti.

Un buon insegnante procede per gradi, un passo alla volta, rispettando i tempi di comprensione e assimilazione di tutti i suoi studenti.

Li osserva mentre svolgono gli esercizi, li incoraggia a dare sempre il meglio, non fa sconti e non si accontenta.

Sottopone la classe a continue verifiche di tipo formativo che gli servono per capire qual’è il livello di preparazione raggiunto e cosa serve per migliorarlo.

Aggiusta il tiro con i feedback, suggerisce strategie di apprendimento adeguate al contesto dello studente che ha di fronte.

Non li mette in difficoltà con prove che non sono ancora in grado di affrontare, non chiede deduzioni, almeno nella fase iniziale dell’apprendimento.

Prepara gli studenti all’autonomia, accompagnandoli e sostenendoli durante il percorso.

Differenziare i compiti

Non tutti gli studenti partono dallo stesso livello. E’ utile differenziare i compiti assegnati utilizzando la strategia del peer tutoring.

Questa strategia permette agli studenti preparati di rinforzare le loro conoscenze sull’argomento, agli studenti principianti di fare pratica in condizione favorevole e all’insegnante di osservare e monitorare i progressi.

In Sintesi

  • Studenti e insegnanti ragionano in modo diverso perchè hanno schemi mentali diversi
  • L’istruzione diretta è una strategia efficace per migliorare i livelli di apprendimento di tutta la classe
  • Il problem solving non è per tutti e in alcuni casi può essere dannoso
  • Il peer tutoring è una strategia che permette di adeguare le lezioni rispettando il livello di preparazione degli studenti.

 

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